Didattica

Conduce laboratori teatrali e stage intensivi rivolti ad attrici e attori professionist*, amatoriali, disabili, centri psichiatrici, carceri

Marzia Ercolani
Laboratori e stage intensivi

Ricreazioni - di pratiche erranti

Pratica di esplorazione condotta da
Alessandra Cristiani e Marzia Ercolani

Permettersi di errare. Di far germogliare il vuoto. Di trasformare ogni mulino in gigante, ogni contadina in principessa. Di perdere l’equilibrio e cadere nel proprio immaginario. Riconoscere un seme nell’errore, lasciarlo fiorire. Forgiare nuovi pianeti.
Venti ore di lavoro intensivo nelle quali ogni partecipante sarà guidat* ad allenare la gestione del proprio processo creativo. Dal monologo edito o inedito, un estratto di un progetto in lavorazione, un’intuizione da sviluppare a un tema che si vuole portare in scena. Tre giornate di transumanza artistica che toccheranno varie tappe di ricerca. Ascolto del vuoto, superamento delle zone di comfort, esplorazione del testo e della parola, il detto e il non detto, la drammaturgia del corpo, i portali e gli snodi del racconto scenico, creazione e ricreazione. Verso una consapevolezza necessaria a dirigere se stess* e a fare del proprio immaginario un sogno da incarnare e condividere.
Non puoi fermare il vento, ma devi sapere come fabbricare mulini
Miguel De Cervantes

I buffoni

"SOTTO I TURPI LAZZI DELLA TRUPPA"
da Francois Villon a Bertolt Brecht

Il grottesco e il buffone medievale

- Introduzione al buffone
Istrioni sapienti, monaci subdoli, traditori beffardi. Sono reietti dalla società.
I buffoni denunciano, i buffoni accusano liberando un’arte della crudeltà e della beffa che è l’anima nera ma sincera dell’umanità.Sono esclusi,rifiutati in quanto deformi, prede dei vizi e delle passioni animalesche, pericolosi e folli, volgari, osceni. Rappresentano tutto ciò che l’etica sociale religiosa e politica nega. Proprio questa condizione di emarginazione permette loro di sbeffeggiare e ribaltare i sacri valori in divertita parodia.
Nella tragedia l’eroe è in rapporto con gli Dei, in comunicazione con la città,sostenuto dal coro; solenne e irripetibile il suo segno.
Il buffone è in conflitto con Dio, in contatto ossessivo col mondo degli uomini, in complicità con il branco. Come l’eroe tragico anche il buffone è in dimostrazione, il suo passaggio è mitico e narra eventi epici e diventa eroe quando la sua beffa è ben mirata e il branco assume la sua forza.
L’eroe è il primo della scala sociale degli uomini, il buffone è l’ultimo: il mito, l’antimito.La saggezza, il bene e il male così definiti nella tragedia sono in opposizione con l’ambiguità buffonesca piena di sfumature e commenti.

- Le deformazioni
I buffoni sono abitanti dei sobborghi, delle paludi, sono esseri mostruosi, dalle enormi pance,dalle gobbe pesanti e dai sederi ingombranti. Le deformazioni sono armi di scherno e di denuncia che rafforzano la loro presenza beffarda e inquietante. Sono strettamente legati ai vizi.

- Studio: i sette vizi capitali

- Il branco buffonesco
I buffoni si muovono in branco, uno stretto groviglio simbolo della loro complicità e solidarietà. sono la “corte dei miracoli”.Corpi deformi ed intrecciati come un unico corpo buffonesco, cumulo di pance,braccia,gobbe…
Esercitazioni collettive per cogliere il senso della beffa nell’andamento ritmico e inquietante del branco, nella sua presa dello spazio, nelle improvvise apparizioni e nelle sue fughe divertite.
Studio dell’arte figurativa di Bosh, Bruegel e Goya per nutrire il branco buffonesco di immagini pittoriche che si dissolvono per trasformarsi in nuove strutture sceniche.

- Studio delle parodie
Interpretazione individuale. Il buffone sceglie l’oggetto della sua beffa, ne assume il personaggio, il ruolo sociale o la situazione,la vive per un attimo,ripercorrendo le sue linee essenziali e caratteristiche, per poi demolirla completamente attraverso il commento del suo sorriso compiaciuto e malizioso.
I personaggi preferiti dal buffone sono figure appartenenti ad ambienti mondani religiosi o di potere. Attraverso questo stile si imparerà il senso del gioco condotto da una falsa ingenuità immediatamente ribaltato in un aggressiva denuncia.
A livello interpretativo si sperimenta una partitura di veloci e improvvisi cambi di sguardi, di atteggiamenti, di immobilità ironiche, guidato dal ritmo sincopato.

Personaggio atipico della storia del teatro, diverso da tutti gli altri, dal giullare e dal saltimbanco, dal ciarlatano e dal clown.Il clown è un personaggio solo,il suo spazio è circolare, mentre il buffone è parte integrante di una banda e il suo spazio è frontale; il clown è deriso dal pubblico, il buffone deride e schernisce chi gli sta di fronte.

Il buffone moderno e la parodia
Il buffone ritorna nell’attualità: è l’ironia in contrapposizione all’umorismo. Egli abbandonerà la deformazione apparente per assumere una deformazione psicologica assai pungente,specchio delle ipocrisie e delle debolezze umane.
Appare chiara, onesta la volontà di denuncia del personaggio, la sua lucidità nel manipolare le situazioni per colpire il segno prefissato, depistando lo spettatore ogniqualvolta la spinta aggressiva si fa troppo evidente.

Passaggi
Attraverso tutto ciò che ho imparato costruisco un passaggio scenico
- spazio
- ritmo
- azione concreta
- qualità

I testi usati come riferimento sono le poesie ed estratti di opere del poeta Francois Villon e del drammaturgo B. Brecth.

Quelli come noi

Poetando con Alda Merini
Laboratorio teatrale poetico

“Ero matta in mezzo ai matti. I matti erano matti nel profondo, alcuni molto intelligenti. Sono nate lì le mie più belle amicizie. I matti son simpatici, non così i dementi, che sono tutti fuori, nel mondo. I dementi li ho incontrati dopo, quando sono uscita.”
Alda Merini

Teatro è azione, relazione, conoscenza, evocazione, riflessione, ascolto. La poesia è lotta, rivoluzione, ma anche pace, sapienza, perdono, amore, dialogo con l’io, con il tu, con i plurali di noi stessi. Agire la poesia è teatro. Prezioso strumento di rinascita, di consapevolezza di sè, di terapia, di libertà, specialmente per coloro che soffrono, che sono reclusi, che sono oltre, che sono altrove, che sanno altro. E non solo per loro. Per la comunità tutta. Il laboratorio teatrale condotto da Marzia Ercolani vuole partire dalla scrittura della poetessa Alda Merini per agire la poesia di ogni singolo partecipante, di ogni utente. Il lavoro laboratoriale attraverso il gioco e la disciplina, la musica e il movimento, la voce e il silenzio, tenderà a smuovere la capacità di ascolto, di relazione con un gruppo e con sé stessi, per toccare emozioni profonde, rielaborarle e canalizzarle in racconto, piccoli versi della Merini o di ciascun partecipante e azioni biografiche. Il percorso ha l’obiettivo di condurre i partcipanti a raccontare la propria esperienza cogliendo, scoprendo e donando, a sé stessi e al mondo, la propria poesia, quella del proprio animo, del proprio sguardo, delle proprie sensibili azioni fisiche, vocali, musicali, esplorando sia la dimensione personale che quella collettiva, raffinando ascolto del sé e dell’altro, assaggiando l’espressività del corpo e la magia della parola, per testimoniare quell’oltre, quell’altrove, quel mondo, quei pianeti fatti di personalissime visioni, speranze, ossessioni, paure, dolori, gioie, così presenti e inspiegabili, così totali e indicibili, che solo un evocazione poetica, sia essa parlata, suonata o agita, può omaggiare e rendere sacra.

“La poesia è una delle tante manifestazioni della vita. È un modo di parlare, può essere cattiva, buona, iraconda, inutile. È un modo di far teatro. La poesia è una maschera greca, un carnevale. Una dignità che non si ha, una dignità che si soffre. D’altronde ogni poeta vende i suoi guai migliori. Può essere anche un modo di sentirsi pazzi. Un modo di sentire e di sentirsi, di essere al mondo. Ma modo irrinunciabile; investitura divina che non consente abiure; personalissimo, esclusivo esserci; condanna e dono insieme.”
(Alda Merini)

Attrito - il monologo dell'assolo

Pratica di esplorazione condotta da
Alessandra Cristiani e Marzia Ercolani

ll percorso di lavoro verterà su un tema, il sogno, il nascosto, il non visto – Un tentativo di toccare uno spazio – tempo dell’immaginazione, legato ad un paesaggio interiore, ad un respiro intimo, che possa nutrire l’unicità di una presenza scenica, possa contribuire ad alimentare, a dare maggiore peso, corpo e voce ad un segno autoriale di un performer, attore, danzatore. Partendo da un training fisico e poetico , attraversando immagini e versi che abbiano in sé la complessità del vuoto e del pieno, si cercherà il tempo e lo spazio per far emergere piccole drammaturgie, tradendo il conosciuto, cercando il naufragio dalle zone comode, approdare in terre che aspettano di essere scoperte. Qual’è il tempo interiore di un personaggio? Quale l’attrito del suo ritmo interno con il tempo del mondo in cui vive? Quale il suo sogno, il sogno che dimentica al risveglio ma che il suo corpo nasconde? La terra lontana che lo chiama a salpare, che vuole essere raggiunta? Quale la radice che lo trattiene ancorato?

 

Che si avverino i loro desideri,
che possano crederci,
e che possano ridere delle loro passioni.
Infatti ciò che chiamiamo passione
in realtà non è energia spirituale,
ma solo attrito tra l’animo e il mondo esterno.
E soprattutto che possano credere in se stessi…
e che diventino indifesi come bambini,
perché la debolezza è potenza,
e la forza è niente.
Quando l’uomo nasce è debole e duttile,
quando muore è forte e rigido,
così come l’albero:
mentre cresce è tenero e flessibile,
e quando è duro e secco, muore.
Rigidità e forza sono compagni della morte,
debolezza e flessibilità
esprimono la freschezza dell’esistenza,
ciò che si è irrigidito non vincerà.

Arsenij Tarkovskij